giovedì 28 gennaio 2010

Felice Denci: passione pura


Felice, Felicetto, Felì o, come dice mio nipote, Fecile. Occhi azzurri e cuore rosso, ma soltanto in omaggio al campo sul quale si staglia l'Aquila dalle ali dorate di Mandello del Lario. Noto, specialmente tra i nostalgici, come il "Moretto romano", in omaggio al mitico meccanico Guzzi Agostini, soprannominato per l'appunto il "Moretto". Felice, o Fecile che dir si voglia, vive con le mani nel grasso dei bicilindrci lariani, non per caso del destino ma per motivata e tenace convinzione. Quindi un guzzista, ancor prima di essere un meccanico o, come sostengono taluni, "tecnico motorista". Lavora nella borgata profonda, di quella che quando ti congedi da lui lo saluti dicendo: "Felì, quanno vieni a Roma s'annamo a pià n'caffè". Felice è un bel ragazzo, giovane, aitante, del tipo che se lavorava alla Yamaha se lo portavano in giro per i paddok di Valentino Rossi solo per far fare bella figura alla casa nipponica. Felice se ne frega, e pur di stare in mezzo ai suoi bicilindrici trasversali, rinuncia alle glorie mondane e vicino ai suoi ponti che innalzano le Guzzi al cielo, ha trovato il suo equilibrio perfetto, il suo zenith e nadir. Felice è, per noi guzzisti romani "quel gran genio del mio amico, lui saprebbe come aggiustare con un cacciavite in mano fa miracoli..." Provare per credere.

Luca Mancinotti

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