martedì 26 gennaio 2010

V7 dei miracoli




Immaginiamo per un momento di essere lì anche noi. Aggrappati alla rete, mentre il tramonto si avvicina, osserviamo il trascorrere dei minuti sui volti stanchi di piloti e meccanici, che da ore stanno assistendo un motore che vuole infrangere le barriere del tempo. Sarebbe troppo bello rivivere quei momenti mentre nel buio più nero compare una sagoma inconfondibile che fa scattare i cronometri dei commissari. “Record”! I nuovi motori V7 strabiliano i motociclisti di tutto il mondo. Bei tempi andati, dirà qualcuno, anni in cui le case per dimostrare il loro valore non avevano la sola scelta delle corse. Si correva anche contro se stessi, contro i limiti di velocità, durata, resistenza fisica e dei motori. Le moto da record in quei giorni erano le V7, con modifiche che oggi le farebbero quasi rientrare tra le moto di serie. Alleggerite a 185 Kg, serbatoio maggiorato a 30 litri, aggiunta di un ammortizzatore di sterzo. La potenza risultava aumentata di 3 CV SAE (da 65 a 68) con alcune accorgenze classiche: lucidatura dei condotti e degli organi di distribuzione.I rapporti alla coppia conica già modificati per i precedenti record, (già a Giugno dello stesso anno la Guzzi con la V7 aveva stabilito 6 nuovi primati) imponevano un ritocco anche degli accoppiamenti della primaria. I carburatori erano due dell'Orto da 38 mm con coni d’aspirazione. La cilindrata, per rientrare nella categoria 750 cc, veniva diminuita agendo semplicemente sullo spessore del cromo del cilindro, la corsa del pistone risultava come sulle moto di serie. Pare incredibile che tali semplici modifiche avessero reso una normale V7 capace di raggiungere i 240 Km orari sempre a 6500 giri. I piloti che si alternarono quei giorni sulla 750 erano Pagani, Brambilla, Bertarelli. L’unico guaio nella prova di quella macchina fu la rottura di un bilanciere, sostituito in corsa con una sosta di soli 7 minuti, onore e gloria a uomini con i “cosiddetti”. Sulla V7 maggiorata a 1000 cc, montarono Mandracci, Patrignani, Trabalzini conquistando altri record di durata e velocità. I tentativi nella prima giornata terminarono alle 22.00 con la nebbia che andava a braccetto con l’oscurità (le moto erano senza fanale!). Nella giornata seguente, altri primati che così diventano 19 in totale, sono fatti registrare dai sidecar montati da Pagani e Brambilla. Sono passati tanti anni, ma da quelle nebbiose giornate d’ottobre spunta ancora un gran motore ed il coraggio d’uomini che riuscirono a superarsi, il nostro orgoglio di guzzisti ci fa urlare di gioia nei nostri sogni, che ci vedono aggrappati a quella recinzione di Monza.

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