sabato 6 febbraio 2010

Armando “Barabba” Cola: l’uomo che sussurra alle Laverda


Da Mentana, il paese dove l’esercito di Pio IX prese a schiaffi Garibaldi, sprofondiamo in un vicolo umido e buio dove si mormorava vivesse ed armeggiasse un personaggio leggendario. Lo incontriamo mentre affabilmente ci saluta con le mani svelte e ci conduce, interrogandoci sulle nostre intenzioni, verso quella che si rivelerà una sorpresa inaspettata. Davanti a noi sferraglia una serranda grigia che custodisce l’officina-museo dove riposano, dalle glorie del passato, i giganti dell’asfalto degli anni ’70. In questo luogo Barabba ripara, restaura e perché no, costruisce, le Laverda. Lo spettacolo che si para dinanzi ai nostri occhi appena i neon hanno finito di balbettare è straordinario. Sul ponte, come un colpo in pieno petto, scorgiamo le grazie uniche di una splendida Laverda 1000 SFC (ORIGINALE!) assistita a pochi centimetri da una Jota 1000 che mostra orgogliosamente il petto adornato dai tre collettori inconfondibili. Subito dietro, altre sagome arancioni dai nomi leggendari ci fanno sembrare di essere finiti in un enclave di Breganze.

Qui, nel tentativo di resistere ad un mondo visto soltanto in arancione, tre Guzzi V7 Sport dalle livree verdi fanno bella mostra di se. La prima si pavoneggia nel ruolo ufficiale, col vestito buono di società rigorosamente originale; l’altra, più informale ma sempre elegantissima, concede alla sua grazia un tono di brio con semimanubri special e scarichi Lafranconi Competizione. Poi…e poi…Schiva e sinistra lì, poggiata spavaldamente al muro, un’autentica V7 Sport da pista… una moto da corsa dei primissimi anni ’70 elaborata dalle officine Galanti. Di originale soltanto l’aspetto, terrificante con la sua gobba ed i suoi fianchi stretti dai quali fuoriescono due tubi neri, ricordo sclerotizzato di ciò che in origine dovevano essere marmitte. Tra i due semimanubri (o più realisticamente “tientibene”) il solo contagiri, l’unica informazione di servizio che una moto così incazzata può concederti. Per quanto riguarda il motore i dati tecnici non sono noti, qualcosa ci dicono soltanto i due Dell’Orto da 40 mm… Ci arrendiamo dinanzi alla sua pericolosissima bruttezza, al suo fascino di fuoco e acciaio. A guardarla si capisce il perché le aristocratiche MV Agusta LA temessero così tanto… “Barabba”, per omaggiare la nostra devota visita, decide di festeggiare l’evento facendo girare le bielle prima della Jota (il paradiso esiste!) e della Guzzi V7 (in quel preciso istante l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia registrava una lieve entità sismica con epicentro Mentana, alcune persone sono scese in strada ed altre hanno preferito trascorrere la notte in auto).

Barabba parla alle sue moto, alle sue Laverda che gridano e diffondono la loro rabbia per le campagne circostanti; si inebria coi loro fumi che si disciolgono e si fondono con quelle delle sue MS. Dopo qualche bicchiere di generosissimo vino rosso, ci guarda e ammette: “comunque, davanti ad una Guzzi preparata non ci sta nessuna”. Da quel momento, o forse anche prima, cominciai ad amare quell’uomo. Trascorsi la notte dormendo poco e male, i tuoni di quelle macchine rimbombavano ancora nelle mie orecchie. Il silenzio della notte appariva soltanto patetico e stanco.

Luca Mancinotti

4 commenti:

  1. Lei, signor Mancinotti, sa cosa vuol dire saper scrivere.
    Complimenti
    Fabrizio Lucera

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  2. Quante sere abbiamo mangiato insieme parlando di moto

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  3. qualche raduno insieme e qualche "lavoretto" alle sue Laverda lo abbiamo fatto insieme Grande Armando ,mi diceva "é tutto da rifa "

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