mercoledì 19 gennaio 2011
V7 Racer
A Mandello del Lario avevano avuto l'intuizione: costruire una “special” curata fin nei minimi particolari, sul modello di maggior successo in termini di vendite: la V7. Ne era nato un prototipo che era stato presentato all'Eicma 2009. Tuttavia, della sua eventuale commercializzazione nulla si sapeva. Era solo trapelato che la messa in produzione veniva legata alla prenotazione dei concessionari.
Ma l'attenzione suscitata era troppa, per far finta di nulla. Così, dopo circa un anno, la V7 Racer arriva nelle più prestigiose vetrine, in tiratura limitata (circa 500 esemplari, con tanto di targhetta identificativa).
Partiamo dall'estetica. Abbondanza di alluminio, cromature e parti verniciate in rosso metallizzato. Il tutto armonizzato in maniera così sapiente, da far pensare ad un perfetto restyling di un vecchio modello. Le finiture sono eccelse, così come la cura dei particolari. Unico appunto lo si può muovere a frecce e fanale posteriore che, per una moto di simil livello, dovrebbero essere di qualità nettamente superiore.
A livello tecnico, invece, rispetto al modello di serie cambia molto poco, se si eccettuano le pedaline in alluminio ricavato dal pieno leggermente arretrate, gli ammortizzatori posteriori Bitubo con serbatoio separato e gli scarichi Arrow omologati (...per chi compra il kit...).
Il motore è l'arcinoto bicilindrico a V di 750 cc, con distribuzione ad aste e bilancieri della serie “piccola”. La sue caratteristiche principali risiedono nella compattezza del blocco motore, nei ridotti consumi (con una media di 20 km/l) e nella linearità di erogazione. Non si tratta di un motore brutale, come i due valvole di grossa cilindrata della Moto Guzzi. E' molto dolce, pur facendo sentire il carattere tipico dei motori lariani.
Sensazione che viene confermata fin dalla prima presa di contatto. Già al minimo gira in maniera regolare e senza eccessivi scuotimenti, ma per ottenere il rendimento ottimale ha bisogno di essere scaldato bene prima di rispondere senza alcun tentennamento agli ordini del pilota.
Ripetiamo che si tratta di un motore “amico”, che non mette per nulla in soggezione, così come il resto della moto.
La “Racer”, al pari delle sorelle, pesa poco (poco più di 170 kg), è bassa ed ha un'ottima distribuzione dei pesi. Da fermo si sposta come se fosse un “cinquantino”......
In sella, la posizione di guida è distesa in avanti, ma non troppo caricata, rispetto alla “Cafè”, offre immediatamente la sensazione di avere tra le mani una moto sportiva dal piglio retrò.
Vien voglia di partire a gas spalancato in folli corse attorno a qualche pub.
Per farlo, bisogna scaldare bene il bicilindrico raffreddato ad aria.
Si deve camminare un poco con la moto ad andatura da codice cittadino. Poi, piano piano, ci si accorge che si può forzare e la “Racer” esprime la sua vera anima. Un'anima non ribelle e brutale, ma decisa a fronte di una potenza non elevata (circa 50 cavalli).
La spinta è energica, fin dai regimi più bassi, anche se il range di utilizzo ideale è tra i 2.500 ed i 5.500 giri/m, ove il quale il “settemmezzo” Guzzi sfodera il meglio di se. La coppia disponibile è tanta e le vibrazioni sono contenute.
Sebbene l'aspetto sia sportivo, la “Racer” va guidata di fino, con traiettorie morbide e rotonde. Non occorre attaccarsi ai freni in prossimità delle curve. Basta rallentare, anticipando un pochino l'ingresso in curva, e tenere la moto “in tiro” con il gas puntato. Il telaio e l'ottimo bilanciamento generale fanno il resto. Poi, quando si riapre il gas, il “piccolo” bicilindrico di Mandello fa valere la sua verve. Fintanto che viene guidata il questo modo, la V7 risponde in maniera egregia agli ordini del pilota, assecondata anche dagli ottimi pneumatici Pirelli Sport Demon. Se, al contrario, si adotta uno stile aggressivo, cercando la staccata o l'ingresso in curva all'ultimo secondo, la Guzzi cambia radicalmente il proprio comportamento. Da moto facile e divertente, sulla quale è praticamente assente l'effetto del cardano, diventa ostica. Il telaio non offre più la confidenza necessaria e le reazioni diventano imprevedibili.
Se le lodi sono state tessute in favore del bicilindrico, non di meno si può dire della ciclistica. La forcella sembra lavorare bene in ogni situazione e sembra tarata più che bene. Discorso analogo va fatto per gli ammortizzatori Bitubo a gas, che permettono alla “Racer” di “sedersi” molto meno in accelerazione rispetto alla Cafè. Ciò a vantaggio di un equilibrio generale.
Volendo fare proprio qualche piccolo appunto, non ci sono piaciute le reazioni della forcella in alcune condizioni. Nelle frenate più decise non trasmette il “feeling” necessario non permettendo al pilota di capire quando si è al limite. Mentre nelle curve affrontate in accelerazione ci è sembrata poco frenata in estensione. Ma si tratta di sottigliezze.
Da ultimo il capitolo freni. Seppur la scelta di adottare un singolo disco anteriore, anche se di grosso diametro (320 mm), possa far storcere il naso, a noi è sembrata quanto mai azzeccata. La modulabilità è molta, ed anche dopo un intenso uso l'impianto frenante non mostra segni di cedimento con problemi di “fading”. Tale soluzione, inoltre, ha permesso di avere sulla V7 una frenata non aggressiva, evitando problemi di bloccaggio della ruota.
In definitiva: perchè comprare la V7 Racer ?
Perchè è bella. Perchè è divertente. Perchè è molto più rifinita rispetto alla “Cafè”. Perchè è facile da guidare. Perchè è una Moto Guzzi.
http://www.youtube.com/watch?v=-HHLMBEu1P0&playnext=1&list=PL67D635B6A8E0261C&index=21
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Peccato per il prezzo DECISAMENTE eccessivo
RispondiEliminaComprensibile per una moto in edizione limitata rifinita con tale cura (quanto costano gli ammortizzatori da soli? Cosa offre la concorrenza allo stesso prezzo?)
RispondiElimina