domenica 21 febbraio 2010

Tatuaggio Moto Guzzi








E' da tempo che la Moto Guzzi mi è entrata non solo nel cervello, ma anche nell'anima. E non si tratta solo delle stupende motociclette che vengono prodotte a Mandello del Lario. Ma di qualcosa che va oltre. Qualcosa di grande. Perchè Moto Guzzi è un sentimento. Un sogno. Qualcosa difficile, se non impossibile, da spiegare. Ho deciso, allora, che questo sogno mi avrebbe accompagnato per tutta la vita, per questo motivo l'ho impresso indelebilmente sulla mia pelle.
L'aquila rappresenta la mia voglia di volare. Sempre. Con il cuore. Portando con me la gente, facendo capire quanto sia bello stare lì su. In alto.

Asky


Si ringrazia per la professionalità durante tutta la fase di realizzazione del tuatuaggio, lo studio INK FOR BLOOD TATTOO di Roma - Via Giacomo Boni 8 - tel. 06-44230240, in particolar modo nella persona di Alessandro.

sabato 13 febbraio 2010

Il canto del Diavolo

Pubblico questo video realizzato e voluto da Asky Gardini che, in un freddo pomeriggio di gennaio, decise riscaldarsi dando nuovamente vita ai gruppi termici di una macchina straordinaria. Per i pochi che non la conoscono, questa qui sotto, è la moto di Gianfranco Guareschi detto il "Guaro". Guzzista nell'anima e nel corpo, ha condotto gloriosamente alla vittoria la Moto Guzzi MGS-01 nel campionato italiano Super Twins nel 2006 e a Daytona nella BOT-Battle of Twins “Formula 1” per due anni consecutivi, rispettivamente nel 2006 e 2007. Concludo questa breve introduzione con le parole pronunciate da Gianfranco dopo la vittoria a Daytona: "Vincere in sella alla Moto Guzzi ti fa sentire parte di una leggenda e di un mito, è un’emozione che non si può spiegare!"
E adesso...fuoco alle polveri!

venerdì 12 febbraio 2010


Essere messo nella condizione di dover scegliere. Decidere se cedere a morbide e calde curve femminili, o concedermi a quelle ignote di una strada umida e scoscesa in sella al cavallo dei miei sogni. Tra ciò che le mie ruote potrebbero calpestare o su quello che i miei sensi, anche se effimeramente, respirare. Qui risiede il dubbio ed ho riflettuto. La donna dei desideri per un ora, o la moto dei sogni per un vita? Ho risposto a questo mio interrogativo, ed ho concluso che la donna dei desideri è una, la moto dei desideri è un multiplo. Personalmente preferisco i pezzi unici.

lunedì 8 febbraio 2010

Bill Lomas il "domatore" della Otto Cilindri







Un mito del motociclismo degli anni '50. Il suo nome verrà legato indissolubilmente ad un altro mito delle due ruote: la Moto Guzzi Otto Cilindri. Bill Lomas, nasce l'otto marzo del 1928 a Milford (Inghilterra), da padre meccanico di Rolls Royce e madre commessa in un negozio. Fin da piccolo dimostra una passione verace per le due ruote che lo portano a debuttare, a 18 anni (nel 1946) in sella ad una Royal Enfield 350. Contrariamente a quanto si può pensare, fu la stessa Royal Enfield a permettere a Lomas di emergere nel motociclismo sportivo. Il suo rapporto con la casa britannica durerà diverso tempo, permettendogli nel 1949 di arrivare settimo al Tourist Tropy (con la 250) e di vincere una gara a Weston. Gli anni a seguire saranno caratterizzati da brevi legami con altri marchi britannici fino a quando, nel 1955, approda alla Moto Guzzi a metà stagione dove correrà una parte con la mitica “350 bialbero”, con la quale vincerà diverse gare (Germania, Belgio e Ulster). Lomas immediatamente si trasferisce a Mandello del Lario con la famiglia, dove legherà con tutto l'ambiente, ma in particolare con l'Ing. Carcano. Di carattere estremamente aperto e socievole, l'inglese riesce subito a farsi ben volere anche grazie alle sue eccellenti doti di collaudatore, che gli permetteranno di raggiungere l'apogeo in sella alla mitica “Otto Cilindri”. Moto che appare progettata da Carcano, Todero e Cantoni apposta per lui. Se molti altri piloti avranno difficoltà ad adattarvisi, lo stesso non può dirsi per Lomas, che la sviluppò dal 1955 fino al 1957, cogliendo memorabili diverse vittorie e stabilendo il record mondiale dei 10 km con partenza da fermo, ad una media di oltre 243 km/h (!!!!!) ed una velocità di punta di 318 kmh... Memorabile nel 1956 (sempre con la “Otto Cilindri”) una sua gara ad Assen. Dopo esser partito in ultima posizione per essersi dimenticando di accendere l'interruttore di massa l'inglese, a suon di gomitate e buttando fuori numerosi piloti, rimonta fino alla prima posizione vincendo la gara. Alla fine del 1957, dopo diversi infortuni, Lomas abbandona le corse per dedicarsi alla sua rivendita di moto. Prenderà parte a diverse rievocazioni storiche con la “Otto Cilindri”. A Mandello del Lario ci è stata raccontata una storia. Pare che ad una delle ultime rievocazioni cui Lomas ha partecipato (avendo ben oltre 70 anni) sul circuito di Brand-Hatch, abbia voluto utilizzare la moto che giace all'interno del museo. I meccanici gli raccomandano di andar piano e non esagerare. Bill entra e gira come un forsennato, lasciando tutti increduli. Ci lascia nel 2007 a 79 anni.

sabato 6 febbraio 2010

Armando “Barabba” Cola: l’uomo che sussurra alle Laverda


Da Mentana, il paese dove l’esercito di Pio IX prese a schiaffi Garibaldi, sprofondiamo in un vicolo umido e buio dove si mormorava vivesse ed armeggiasse un personaggio leggendario. Lo incontriamo mentre affabilmente ci saluta con le mani svelte e ci conduce, interrogandoci sulle nostre intenzioni, verso quella che si rivelerà una sorpresa inaspettata. Davanti a noi sferraglia una serranda grigia che custodisce l’officina-museo dove riposano, dalle glorie del passato, i giganti dell’asfalto degli anni ’70. In questo luogo Barabba ripara, restaura e perché no, costruisce, le Laverda. Lo spettacolo che si para dinanzi ai nostri occhi appena i neon hanno finito di balbettare è straordinario. Sul ponte, come un colpo in pieno petto, scorgiamo le grazie uniche di una splendida Laverda 1000 SFC (ORIGINALE!) assistita a pochi centimetri da una Jota 1000 che mostra orgogliosamente il petto adornato dai tre collettori inconfondibili. Subito dietro, altre sagome arancioni dai nomi leggendari ci fanno sembrare di essere finiti in un enclave di Breganze.

Qui, nel tentativo di resistere ad un mondo visto soltanto in arancione, tre Guzzi V7 Sport dalle livree verdi fanno bella mostra di se. La prima si pavoneggia nel ruolo ufficiale, col vestito buono di società rigorosamente originale; l’altra, più informale ma sempre elegantissima, concede alla sua grazia un tono di brio con semimanubri special e scarichi Lafranconi Competizione. Poi…e poi…Schiva e sinistra lì, poggiata spavaldamente al muro, un’autentica V7 Sport da pista… una moto da corsa dei primissimi anni ’70 elaborata dalle officine Galanti. Di originale soltanto l’aspetto, terrificante con la sua gobba ed i suoi fianchi stretti dai quali fuoriescono due tubi neri, ricordo sclerotizzato di ciò che in origine dovevano essere marmitte. Tra i due semimanubri (o più realisticamente “tientibene”) il solo contagiri, l’unica informazione di servizio che una moto così incazzata può concederti. Per quanto riguarda il motore i dati tecnici non sono noti, qualcosa ci dicono soltanto i due Dell’Orto da 40 mm… Ci arrendiamo dinanzi alla sua pericolosissima bruttezza, al suo fascino di fuoco e acciaio. A guardarla si capisce il perché le aristocratiche MV Agusta LA temessero così tanto… “Barabba”, per omaggiare la nostra devota visita, decide di festeggiare l’evento facendo girare le bielle prima della Jota (il paradiso esiste!) e della Guzzi V7 (in quel preciso istante l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia registrava una lieve entità sismica con epicentro Mentana, alcune persone sono scese in strada ed altre hanno preferito trascorrere la notte in auto).

Barabba parla alle sue moto, alle sue Laverda che gridano e diffondono la loro rabbia per le campagne circostanti; si inebria coi loro fumi che si disciolgono e si fondono con quelle delle sue MS. Dopo qualche bicchiere di generosissimo vino rosso, ci guarda e ammette: “comunque, davanti ad una Guzzi preparata non ci sta nessuna”. Da quel momento, o forse anche prima, cominciai ad amare quell’uomo. Trascorsi la notte dormendo poco e male, i tuoni di quelle macchine rimbombavano ancora nelle mie orecchie. Il silenzio della notte appariva soltanto patetico e stanco.

Luca Mancinotti

lunedì 1 febbraio 2010

Ascanio “Asky 1:43” Gardini


Proveniente da una lunga malattia chiamata Harley Davidson (non del tutto smaltita) un fortunato giorno, come San Paolo, venne folgorato sulla via di Mandello, mentre inconsapevolmente si recava verso la fabbrica gloriosa. Una conversione vera e del tutto particolare, avvenuta ancor prima di varcare i cancelli del Santuario e pertanto classificabile come miracolo autentico operato grazie all’indiscutibile intercessione di San Carlo Guzzi da Milano. Ascanio, quando si arrampica per raggiungere la sella di una Guzzi, compie ogni volta una vera e propria ascensione spirituale; si trasfigura e, in quel preciso istante, è possibile leggere nei suoi occhi una stilla di paradiso. Appassionato di motociclette fin dalla più tenera età, ha fatto della passione un mestiere. Devoto delle competizioni Superbike, amico e seguace di Carlo Talamo (1952-2002), è scrittore di gustosi racconti motociclistici nonché collaboratore delle riviste “Freeway” e “Racer”.